Peripheral vision

WYLDERNESS

Inaugurare un weekend con un sontuoso disco shoegaze, lo so, potrebbe sembrare quasi controindicato. Troppa autoindulgenza proprio quando i tuoi doveri sociali richiedono al massimo grado ripetute ed entusiaste dimostrazioni di simpatia umana potrebbe rivelarsi fatale. Ma la verità è che l'album di debutto dei gallesi Wylderness prende quel lato dello shoegaze più energico e per niente indolente, e lo usa per immaginare canzoni che ribollono, fremono e scalpitano, e che sanno comunque a scintillare molto pop. Credo non sia un caso che la band di Cardiff abbia suonato insieme ai Pinkshinyultrablast, anche loro abilissimi nel maneggiare il lato più "sonico" e stratosferico di una certa idea di musica. I Wylderness, in poderosi pezzi come Sunography o 72 & Sunny riescono a conciliare atmosfere sognanti (hanno dichiarato più volte il loro amore per i RIDE e non si sono sottratti agli omaggi ai numi tutelari Slowdive), con un ritmo incalzante e crescendo vorticosi abbastanza esaltanti. Il disco, che ha già ricevuto benedizioni e airplay da nomi come Huw Stephens e Steve Lamac, è stato registrato insieme a Rory Atwell, ex Test Icicles che ha già lavorato con nomi come Palma Violets, Male Bonding, Evans The Death e YUCK (un'altra band che aveva messo in campo intuizioni affini a quelle dei Wylderness e che poi, purtroppo, si è un po' persa per strada). Un esordio solido, direi pesante, e che si presta benissimo per far esordire anche questo weekend.






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